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GIULIA FERRI, «Voglio liberarmi dei rimorsi che mi pesano addosso»
étiez à ma place…! […] Les choses militaires se passent ici d’une façon vrai-
ment très satisfaisante. L’organisation militaire italienne vue de près se pré-
sente dans un aspect vraiment formidable . 8
Nei due mesi che seguono, però, si trova in grande difficoltà. Il 18 set-
tembre scrive infa i a Soffici:
Il brusco cambiamento subìto m’aveva gi ato in un tale stato di prostrazione
da non consentirmi più la facoltà ne [sic] di pensiero, ne [sic] di ricordo alcu-
no… In questi ultimi giorni soltanto comincio a riprender la padronanza di
me stesso. Posso dire che lentamente lo spirito fa ritorno in me. Confesso d’aver
trascorso dei momenti molto, ma molto bru i! Partendo da Parigi, mai avrei
pensato di venire a gi armi in un simile petrin. Per fortuna parmi che le cose
siano in procinto di accomodarsi alla meno peggio .
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È possibile che nella le era a Guillaume Savinio cercasse di masche-
rare la sua sensazione di disagio per fare emergere un’immagine po-
sitiva di sé e dell’esercito italiano, mentre non poteva e non aveva bi-
sogno di fingere con Soffici il quale, tra l’altro, aveva più volte fa o
pressione su un maggiore ferrarese affinché i due fratelli non riceves-
sero incarichi gravosi . È altre anto legi imo pensare che all’inizio
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egli vivesse l’esperienza militare sulla scia dell’entusiasmo interventi-
sta che, innegabilmente, lo aveva coinvolto e che si trasforma ben pre-
sto in un nazionalismo che sancisce una necessaria differenziazione
tra il suo approccio alla guerra e quello del fratello . Savinio si fa in-
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fa i sedurre da Soffici e Papini e dalla «sensazione di far parte di un
8 Le era di Savinio a Paul Guillaume del 3 luglio 1915. Ivi, p. 114.
9 Le era a Soffici del 18 se embre 1915.
10 Cfr. A. Soffici, Opere, Vallecchi, Firenze 1968, vol. 6, pp. 383-384.
11 «Una guerra immane era in corso e falciava ogni giorno vi ime a migliaia sui campi
di ba aglia distruggendo la civiltà europea e dando la più colossale prova di mancanza
di logica e di senso nelle cose del mondo. Giorgio aveva ben chiara l’assurdità di quel-
l’ecatombe e, pur tributando al nazionalismo del fratello e degli amici italiani un tiepido
omaggio di facciata, decise di affondare lo sguardo nel microcosmo materiale del quo-
tidiano», P. Baldacci ( a cura di), De Chirico a Ferrara, cit., pp. 30-31.
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