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MARTINA VOLPE, «Morire secondo i regolamenti». Gli intelle uali della «Diana» al fronte


                orientale, con le traduzioni dei poeti giapponesi a opera sua e di Ha-
                rukichi Shimoi, contribuì alla diffusione di un conce o di poesia pura,
                essenziale e assoluta che restituiva al poeta il ruolo centrale di inter-
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                prete del proprio tempo . Ma il valore della rivista non deve essere
                ascri o unicamente ai fru i poetici che seppe coltivare. Piu osto è la
                storia di cui è stata testimone – come l’orrore bellico incise sulla scri u-
                ra dei suoi collaboratori – che suscita a enzioni rinnovate. Come scrive
                molti anni dopo lo stesso Marone:


                   Eravamo in fondo ragazzi, ancora intrisi di dannunzianesimo, quando
                   fummo messi di colpo in presenza di due grandi eventi: la guerra e la riforma
                   della cultura italiana. La educazione che avevamo ricevuto sui banchi della
                   scuola e dalla letteratura delle riviste letterarie di allora, ci portava d’istinto
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                   all’interventismo .
                I protagonisti della «Diana», quell’esiguo drappello di «ardimentosi» ,
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                erano solo dei ragazzi quando, educati alla filosofia pragmatista del
                «Leonardo» e della «Voce», si preparavano ad andare al fronte. Due
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                le ba aglie che i dianisti si trovavano ad affrontare: al desiderio inter-
                ventista e di risca o rispe o all’occupazione straniera si intrecciava
                un’energica istanza di ribellione contro la cultura passatista dei “vecchi”.
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                     «L’a ivismo giovanilistico» , derivante dal clima futurista, fu cer-
                tamente il tra o che riunì collaboratori assai diversi per poetica e poli-
                tiche visioni, e il deciso interventismo è l’elemento che coagulò le parole





                12  Cfr. F. Bernardini Napoletano, Introduzione, in G. Ungare i, Da una lastra di deserto.
                Le ere dal fronte a Gherardo Marone, nuova edizione a cura di F. Bernardini Napoletano,
                Mondadori, Milano 2015, p. V.
                13  G. Marone, Ricordo di una vecchia rivista, cit., pp. 139-140.
                14  Cfr. An., Manifesto degli ardimentosi, in «La Diana», I, 1, gennaio 1915, p. 2.
                15  «Leonardo», rivista fondata a Firenze nel 1903, dire a da G. Papini e G. Prezzolini,
                aperta a interessi sia filosofici, sia le erari. Fin dal Programma sintetico rivela un legame
                con l’estetismo dannunziano, ma anche la consapevolezza di appartenere a una stagione
                successiva, segnata dall’idealismo. L’eredità della rivista, e delle altre due consorelle
                fiorentine «Hermes» e «Il Regno» (tu e e tre interrompono le pubblicazioni tra il 1906
                e il 1907), è raccolta dalla «Voce», fondata nel 1908 da Prezzolini, che rappresenta negli
                anni a seguire l’avanguardia del rinnovamento culturale e le erario italiano.
                16  A. Dei, op. cit., p. 6.


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