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ROMEO bUFALO, L’amore dei classici. Per un’erotica del sapere



                              uno spirito che ne muove e vivifica tutte le sillabe. Ne ho talvolta sentito
                              la presenza, ma tutto quello che so è che è lui a far sì che le cose siano
                              dette e rappresentate simultaneamente; che nello stesso momento in cui
                              l’intelletto le coglie, l’anima ne è commossa, l’immaginazione le vede e
                              l’orecchio le sente; e che il discorso non è più soltanto un concatenamen-
                              to di termini energici [v. la catena saussuriana del significante] che
                              espongono il pensiero con forza e nobiltà, ma che è anche un tessuto di
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                              geroglifici ammassati gli uni sugli altri che lo raffigurano .
                           Questo «spirito» di cui parla Diderot è forse lo spirito che circola nei
                           testi dei classici, di cui avvertiamo anche noi la presenza ogni volta
                           che riusciamo a intercettare quella pluralità tendenzialmente inesau-
                           ribile di sensi che si ammassano sui significanti e che sono all’origine
                           dell’erotica del sapere su cui ci siamo soffermati in queste pagine.



                           6. Che fare?


                           Se le cose stanno così, che fare? Come possiamo tradurre nella prassi
                           educativa, noi che operiamo nel “settore”, questo insegnamento amo-
                           roso, questo discours amoureux, che ci proviene dal mondo classico? Per
                           esempio, introducendo nella vita scolastica un abito erotico, come au-
                           spica Massimo Recalcati. Secondo Recalcati la pratica dell’insegnamento
                           oggi non può limitarsi a essere trasmissione di informazioni e di nozioni
                           già bell’e fatte, cioè di sole abilità e competenze specifico-tecniche, ma
                           deve far nascere, proprio mentre trasmette questi contenuti, un rapporto
                           erotico tra il soggetto (il discente) e l’oggetto del sapere.
                                 Già, ma come si fa? Facendo sorgere, nella mente del discente,
                           l’idea di qualcosa di sempre più grande rispetto a ciò che, di volta in
                           volta, si apprende. L’idea che qualcosa rimane sempre refrattario ri-
                           spetto alle nostre griglie categoriali, alle nostre categorie logico-gram-
                           maticali sempre de-finite e de-limitate rigorosamente; e si sposta sem-
                           pre più in là, man mano che noi avanziamo. Come qualcosa di asso-





                           54  Ivi, p. 32.



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