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MARIA bETTETINI, Classici e mercato globale. Il caso del mito delle Sirene
1.
Non è vero che oggi non c’è spazio per la cultura e l’immaginario
“classico”, dei Greci e dei Latini. Al cinema abbiamo avuto Alexander,
Troy, Hercules, 300 (sulle Termopili), con il sequel 300, l’alba di un impe-
ro. Possiamo giocare a Spartan, videogioco di strategia ambientato du-
rante le guerre dell’età del ferro nella penisola ellenica e in Asia Mi-
nore, ma anche a Legion Gold, dove si combatte a Roma, oppure a Gates
of Troy, o Battle for Troy. Naturalmente si scherza.
Queste operazioni non fanno altro che attingere all’immenso ba-
cino di immagini e miti a noi giunti dal I millennio a.C. e dai primi se-
coli della nostra era da parte del mondo greco e latino. Non resta nulla
del mistero, della ricchezza simbolica, del necessario studio che riguar-
dano i testi e le immagini artistiche prodotti in quei tempi; secoli di fi-
lologia e, più recentemente, di antropologia sono spazzati via dall’uni-
co interesse per figure decisamente caratterizzate. Molto belle, o molto
violente, con una netta divisione tra buoni e cattivi, protagoniste di
spettacolari battaglie che consentono un uso pervasivo degli effetti
speciali ottenuti al computer. La nuova frontiera della fiction, che
prima ha guardato al Far West, poi alla Seconda guerra mondiale, al
Vietnam e alla Guerra fredda, ora attinge alla classicità.
2.
Manca del tutto la consapevolezza dei nani e dei giganti: «Diceva
bernardo di Chartres che noi siamo come nani sulle spalle dei gi-
ganti, così che possiamo vedere più lontano di loro non a causa
della nostra statura o dell’acutezza della nostra vista, ma perché,
stando sulle loro spalle, stiamo più in alto di loro». L’abusata
espressione, attribuita nel XII secolo a bernardo di Chartres da Gio-
vanni di Salisbury nel Metalogicon (III, 4), ma forse già in Prisciano
e in Guglielmo di Conches, indica un preciso atteggiamento. A dif-
ferenza di quanto i pregiudizi ancora sostengono, il Medioevo non
rifiutò i Greci e i Latini, che non furono “riscoperti” da Umanesimo
e Rinascimento, per quanto valore possano avere oggi queste cata-
logazioni cronologiche. Proprio nei secoli più “bui”, quelli che se-
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