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RObERTO NICOLAI, La distanza dei classici



                           cato globale. Dopo aver ripercorso le metamorfosi del mito delle sirene
                           da Omero fino alla fiaba di Andersen e al film d’animazione Disney,
                           bettetini chiude con la straordinaria sirena di Tomasi di Lampedusa,
                           metafora del mistero che si deve accogliere immergendosi nel mare
                           della vita.
                                 Michele Napolitano dedica la sua appassionata analisi alla crisi
                           della formazione umanistica, o della formazione tout court, prendendo
                           le mosse dalle difficoltà in cui si dibatte il liceo classico italiano e pro-
                           ponendo delle vie per rilanciare, in particolare, l’insegnamento del
                           greco. Il dibattito sull’utilità del greco e del latino si innesta sul terreno
                           concreto dell’insegnamento: cosa insegnare e come insegnarlo. Napo-
                           litano insiste sulla necessità dell’insegnamento delle lingue antiche,
                           che molti vorrebbero dismettere, e propone un radicale rinnovamento
                           nei metodi didattici: meno grammaticalismo fine a se stesso, insistenza
                           sulla dimensione storica della lingua e sui contesti geografici e storici
                           in cui nacque, insegnare il piacere del testo.


                           Concludo con una battuta di uno degli autori che in epoca moderna
                           ha più esplorato la tradizione, fino a concepire la straordinaria meta-
                           fora della biblioteca di babele: Jorge Luis borges. La citava spesso il
                           mio maestro, Luigi Enrico Rossi, straordinario indagatore della lette-
                           ratura greca e delle vie della tradizione letteraria. borges, in un dialogo
                           con Roger Caillois, aveva affermato la necessità dei luoghi comuni e
                           Caillois aveva rimarcato che le immagini fondate sulla sorpresa non
                           durano perché non c’è niente di più breve della sorpresa. Caillois chie-
                           se allora a borges se considerava necessario rimanere fermi alle stesse
                           metafore e richiamò il celebre detto di Gérard de Nerval per cui il
                           primo che ha paragonato la donna a una rosa era un poeta, il secondo
                           un imbecille. Chiese quindi a borges quale fosse la sua reazione di
                           fronte alle parole di Nerval. E borges rispose: «Il terzo è un classico».
















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