Page 15 - Costellazioni 6
P. 15

RObERTO NICOLAI, La distanza dei classici



                           entrarono stabilmente nelle scuole e vennero studiati accanto a Omero,
                           Eschilo, Sofocle, Euripide, Tucidide, Lisia, Isocrate e Demostene. Ov-
                           viamente in un sistema educativo affidato alle scelte dei singoli retori
                           e grammatici ogni maestro poteva proporre i suoi canoni, sostituire
                           un autore con un altro, addirittura inserire tra i modelli autori più re-
                           centi, operazione che i grammatici alessandrini non consideravano ac-
                           cettabile, secondo la testimonianza di Quintiliano (10. 1. 54).
                                 Con l’aumentare della distanza cronologica dai classici si venne
                           man mano a perdere o a considerare irrilevante la loro collocazione
                           storica, il fatto che quegli autori fossero vissuti e avessero operato in
                           un periodo e in una società ben determinati. Questo fenomeno fu ag-
                           gravato dall’assenza di uno studio sistematico della storia e della storia
                           letteraria in particolare. Gli autori greci e latini divennero puri testi,
                           da apprezzare non tanto per quello che dicevano, concetti ben noti e
                           tradizionali, ma per come lo dicevano: il classicismo fece prevalere lo
                           studio della forma, relegando in secondo piano ogni altro aspetto. In
                           definitiva, il classicismo, già a partire da quello augusteo, è stato un
                           fenomeno essenzialmente retorico e stilistico. Nei vari classicismi gli
                           autori greci e latini sono stati considerati quindi come un corpus in sé
                           chiuso di autori esemplari, come si è detto, al di fuori del tempo e dello
                           spazio. La perdita di tanti testi ha accentuato la chiusura del corpus dei
                           classici, producendo l’errata, e illusoria, impressione che delle culture
                           greca e latina si possedesse tutto quello che serviva.
                                 La distanza e la paradigmaticità hanno bisogno l’una dell’altra,
                           ma sono forze in tensione: i modelli devono essere lontani, ma, proprio
                           perché modelli, sono vicini, anzi costantemente presenti, plasmano
                           linguaggio e stile, determinano i contenuti, fissano le categorie logiche.
                           Lontani, dunque, ma vicinissimi, i classici hanno giocato un ruolo de-
                           cisivo nella formazione delle lingue letterarie e delle lingue tout court
                           e,  soprattutto  nei  periodi  di  più  forte  e  consapevole  classicismo
                           (l’Umanesimo italiano, il Neoclassicismo, il Terzo Umanesimo tedesco
                           tra le due guerre mondiali), hanno costituito il sostrato dell’educazione
                           occidentale.
                                 Il lato più oscuro del classicismo è emerso in quello che è stato
                           chiamato il «secolo breve», il XX, quando i due grandi regimi totali-
                           tari di Italia e Germania, quello fascista e quello nazista, hanno ri-
                           proposto i modelli classici non solo nella scuola, ma anche nella so-



                                                           13
   10   11   12   13   14   15   16   17   18   19   20