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RObERTO NICOLAI, La distanza dei classici
entrarono stabilmente nelle scuole e vennero studiati accanto a Omero,
Eschilo, Sofocle, Euripide, Tucidide, Lisia, Isocrate e Demostene. Ov-
viamente in un sistema educativo affidato alle scelte dei singoli retori
e grammatici ogni maestro poteva proporre i suoi canoni, sostituire
un autore con un altro, addirittura inserire tra i modelli autori più re-
centi, operazione che i grammatici alessandrini non consideravano ac-
cettabile, secondo la testimonianza di Quintiliano (10. 1. 54).
Con l’aumentare della distanza cronologica dai classici si venne
man mano a perdere o a considerare irrilevante la loro collocazione
storica, il fatto che quegli autori fossero vissuti e avessero operato in
un periodo e in una società ben determinati. Questo fenomeno fu ag-
gravato dall’assenza di uno studio sistematico della storia e della storia
letteraria in particolare. Gli autori greci e latini divennero puri testi,
da apprezzare non tanto per quello che dicevano, concetti ben noti e
tradizionali, ma per come lo dicevano: il classicismo fece prevalere lo
studio della forma, relegando in secondo piano ogni altro aspetto. In
definitiva, il classicismo, già a partire da quello augusteo, è stato un
fenomeno essenzialmente retorico e stilistico. Nei vari classicismi gli
autori greci e latini sono stati considerati quindi come un corpus in sé
chiuso di autori esemplari, come si è detto, al di fuori del tempo e dello
spazio. La perdita di tanti testi ha accentuato la chiusura del corpus dei
classici, producendo l’errata, e illusoria, impressione che delle culture
greca e latina si possedesse tutto quello che serviva.
La distanza e la paradigmaticità hanno bisogno l’una dell’altra,
ma sono forze in tensione: i modelli devono essere lontani, ma, proprio
perché modelli, sono vicini, anzi costantemente presenti, plasmano
linguaggio e stile, determinano i contenuti, fissano le categorie logiche.
Lontani, dunque, ma vicinissimi, i classici hanno giocato un ruolo de-
cisivo nella formazione delle lingue letterarie e delle lingue tout court
e, soprattutto nei periodi di più forte e consapevole classicismo
(l’Umanesimo italiano, il Neoclassicismo, il Terzo Umanesimo tedesco
tra le due guerre mondiali), hanno costituito il sostrato dell’educazione
occidentale.
Il lato più oscuro del classicismo è emerso in quello che è stato
chiamato il «secolo breve», il XX, quando i due grandi regimi totali-
tari di Italia e Germania, quello fascista e quello nazista, hanno ri-
proposto i modelli classici non solo nella scuola, ma anche nella so-
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