Page 17 - Costellazioni 6
P. 17

RObERTO NICOLAI, La distanza dei classici



                                 Riprendendo le parole con cui avevo proposto il tema della di-
                           stanza dei classici, mi domando: se Greci e Latini sono diventati lontani,
                           fin quasi a sparire dal nostro orizzonte, quali saranno i modelli da stu-
                           diare, da imitare e anche da contestare nei decenni a venire? Se un mo-
                           dello educativo che, in varie forme, è durato per quasi due millenni e
                           mezzo viene progressivamente abbandonato, da quale modello sarà
                           sostituito? E se, come diceva Eugenio D’Ors, «Todo lo que no es tradi-
                           ción es plagio», che letteratura avremo se avremo perso la tradizione?

                           I contributi raccolti nel volume affrontano il tema in forme diverse, le-
                           gate alla sensibilità e agli interessi dei vari autori. Alcuni contributi
                           hanno un taglio storico, cercando di cogliere nel concreto dell’espe-
                           rienza passata il rapporto tra movimenti classicistici e movimenti an-
                           ticlassicistici (Zimmermann) e indagando sul debito con l’antico di un
                           autore centrale nel Novecento come Thomas Mann (Demont). Altri
                           hanno un taglio filosofico, nel tentativo di precisare a livello teorico
                           che cosa sia un classico e perché abbia una così grande forza di attra-
                           zione (bufalo), o sociologico, volto all’indagine sull’impatto dei miti
                           classici su una modernità o postmodernità che sembra averli relegati
                           in un angolo della memoria (bettetini). Un contributo affronta il tema
                           della distanza dall’antico, dalla concreta prospettiva della scuola e in
                           particolare da quella del liceo classico, l’unica scuola superiore in Italia
                           (e tra le poche in Europa) dove lo studio delle lingue e delle letterature
                           greca e latina ha ancora spazio (Napolitano). Le differenze di impo-
                           stazione e di contenuti vogliono essere esse stesse un messaggio per i
                           lettori: non si propongono o ripropongono contenuti formalmente
                           omogenei, oserei dire classicheggianti o neoclassici, né tantomeno con-
                           siderazioni identitarie sulle nostre radici culturali, ma si offre uno spa-
                           zio di discussione su temi vivi e vitali. In questo modo si vuole anche
                           affermare che lo studio dei classici nelle sue varie forme non è chiuso
                           nella prospettiva, politicamente pericolosa, del classicismo, ma è un
                           rapporto con la tradizione che produce idee e forme nuove.
                                 bernhard Zimmermann si dedica a un momento cruciale per la
                           storia del rapporto con i classici: l’ultimo trentennio del XIX secolo e
                           le correnti anticlassicistiche che salirono alla ribalta in quel periodo.
                           Punto di partenza è La nascita della tragedia di Nietzsche, pubblicata
                           nel 1872, un’opera che suscitò violente reazioni da parte dei filologi, a



                                                           15
   12   13   14   15   16   17   18   19   20   21   22