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RObERTO NICOLAI, La distanza dei classici



                           tre tragici non è un canone performativo, ma un canone di eccellenza,
                           che fissa i migliori rappresentanti di un genere. Un canone poteva es-
                           sere una selezione di autori, come nel caso dei tre tragici, o la scelta di
                           un’epoca, un periodo storico, nel quale avevano operato quelli che
                           erano considerati i migliori rappresentanti di un genere: è questo il caso
                           dell’oratoria, per la quale ben presto si definisce un canone su base cro-
                           nologica: dall’ultima parte del V secolo a.C. fino ad Alessandro Magno.
                           Qualcosa di simile avviene anche per la storiografia, che seleziona, al-
                           meno in una prima fase, gli autori che avevano coperto il periodo più
                           glorioso della storia greca, a partire dalle guerre persiane.
                                 Se l’epos e la tragedia operavano con lo strumento della distanza,
                           diverso è, almeno in parte, il caso dell’oratoria e della storiografia. Per
                           questi due generi di prosa la canonicità deriva in primo luogo dalla
                           grandezza dei temi, come le guerre persiane e la guerra del Pelopon-
                           neso per la storiografia, e dall’altissima qualità dello stile. Questo vale
                           in particolare per l’oratoria. Isocrate fu il primo a definire l’eccellenza
                           formale come il requisito fondamentale per ogni opera letteraria, con-
                           tribuendo in maniera decisiva a fondare il nostro concetto di specifico
                           letterario e, più in generale, di letteratura.
                                 In età ellenistica, per orientarsi nel mare di testi che erano arri-
                           vati alle grandi biblioteche, e in particolare alla biblioteca di Alessan-
                           dria, i grammatici e i retori cominciarono a formalizzare quei canoni
                           che erano rimasti fino a quel momento impliciti e a proporre le proprie
                           selezioni degli autori migliori nei vari generi letterari. Quest’operazio-
                           ne definì, all’interno di uno spazio letterario ampio e con molte zone
                           grigie, un sistema che, a livello di generi, è stato operante fino al XIX
                           secolo: epica, lirica, dramma per la poesia; oratoria, storiografia, filo-
                           sofia per la prosa. Restò fuori quella che Luigi Enrico Rossi ha definito
                           «letteratura greca sommersa», non canonizzata, non protetta da isti-
                           tuzioni politiche e/o educative, condannata all’emarginazione e molto
                           spesso alla perdita. Di questa letteratura sommersa qualcosa è soprav-
                           vissuto per circostanze particolari, come l’interesse di una categoria
                           specifica di professionisti: è il caso della letteratura medica.
                                 Con il passare del tempo gli autori canonici divennero distanti
                           anche a livello cronologico per gli stessi Greci, ma i Greci di età classica
                           non conobbero mai il classicismo, che può essere considerato come
                           un’estrema conseguenza del processo di canonizzazione. Il primo con-



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