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MARIA bETTETINI, Classici e mercato globale. Il caso del mito delle Sirene
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La Sirenetta di Andersen, lungi dall’eccitazione adolescenziale del car-
tone Disney, è un personaggio che incarna la sofferenza umana e rap-
presenta l’offerta di sé per il bene altrui, una sorta di simbolo cristolo-
gico. Privata della voce, il prezzo per diventare donna, non sarà rico-
nosciuta come la salvatrice del principe, che amerà e sposerà un’altra,
una principessa che era per caso accanto a lui al risveglio, dopo il nau-
fragio in cui stava affogando. basterebbe ucciderlo, per tornare a vi-
vere con le altre Sirene, ma la Sirenetta non può farlo, lo ama, così si
lascia andare al destino di diventare schiuma del mare. All’ultimo
viene salvata: diventerà uno spirito dell’aria, non più dell’acqua, con-
dannata a solo trecento anni di buone azioni per ottenere il vero og-
getto del suo desiderio, un’anima e il Paradiso. Il finale moralistico ag-
giunge anche che ogni bambino buono allevierà la lunghezza della
condanna, a differenza dei bambini cattivi.
Andersen ha tinto di cupi colori la vita delle Sirene, mescolan-
do ai racconti mitologici un cristianesimo spaventato dal giudizio di-
vino, che potremmo identificare con la forma di luteranesimo – reli-
gione ufficiale della Danimarca – vissuta anche dal suo contempo-
raneo Kierkegaard.
Negli ultimi due secoli, anche sulla scorta della fiaba di Ander-
sen, sono state innumerevoli le riprese del mito delle Sirene. In biblio-
grafia daremo qualche ragguaglio e riferimento, qui basti ricordare
Goethe e Kafka, Joyce e Marinetti, borges e Calvino, ma anche Pascoli,
Eliot, Ungaretti, fino alla Maruzza Musumeci di Andrea Camilleri e alla
cultura pop di cui abbiamo detto all’inizio, che comprende Harry Potter
e il calice di fuoco come Il canto delle sirene di Francesco De Gregori o
Eco di sirene di Carmen Consoli.
C’è tuttavia un racconto, con cui vorremmo chiudere, che – pur
essendo stato terminato a fine gennaio del 1957 – sembra riprendere
in maniera fedele il senso del mito delle Sirene, come un ultimo ri-
torno del mito classico prima che la globalizzazione e il suo mercato
possano divorare ogni contenuto e vendere vuoti simulacri nei cin-
que continenti. Si tratta di La sirena di Giuseppe Tomasi di Lampe-
dusa, che forse avrebbe voluto intitolarlo Lighea, dal nome della pro-
tagonista, ma più che lasciare un manoscritto e una registrazione
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