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MARIE-PIERRE ESCOUBAS-BENVENISTE, STEFANO DI DOMENICO, Sul verbo francese


                nello scritto, mentre nell’orale le fanno da contrappunto gli elementi
                prosodici. È necessario quindi per un apprendente italofono riuscire
                a segmentare il segnale sonoro della parola in unità di significato al
                fine di ridare forma fisica alle unità lessicali che sono state effettiva-
                mente pronunciate.
                     Tenuto conto delle premesse, il progetto di ricerca a cui stiamo
                lavorando si basa sull’analisi degli errori di un corpus di 476 dettati
                svolti dagli studenti del I anno delle facoltà linguistiche e letterarie
                della Sapienza Università di Roma. Data la mole che si andava strut-
                turando a mano a mano che si procedeva nell’approccio analitico, si
                è dovuto, obtorto collo, operare delle scelte, delle limitazioni. Dopo
                un primo tentativo di categorizzazione degli errori, ancora valido
                nell’intenzione prospettica della ricerca, ci siamo soffermati sul verbo
                e sui molteplici spunti di riflessione che esso offriva. Considerato che
                la letteratura critica cui abbiamo accennato finora è concorde nel ri-
                tenere che il verbo e la sua morfologia rappresentino, per gli appren-
                denti nativi (quindi il francese come L1) il fulcro delle difficoltà nella
                scrittura, considerate le premesse riguardo alle abitudini linguistiche
                e cognitive che il sistema trasparente della lingua italiana possa avere
                determinato negli italofoni, si può ipotizzare che per gli apprendenti
                                                 44
                italofoni (il francese come L2 o L3) le difficoltà siano le stesse, e che
                gli aspetti interfonologici aggiungano ulteriori errori specifici.
                     Come banco di prova per la validità delle nostre ipotesi, abbiamo
                effe uato un’analisi preliminare di parte del corpus (3240 contesti ver-
                bali). Considerata la natura bi-modale del de ato e le cara eristiche
                morfologiche delle lingue in presenza, l’esplorazione preliminare di
                parte del corpus ci ha condo o a optare per un inquadramento teorico
                che collocasse la forma fonica del verbo al centro della descrizione. L’ap-
                                               45
                proccio teorico di Bonami e Boyé fondato sul conce o di supplezione



                44  Alcuni errori sembrano comuni a prescindere dallo status della lingua (FL1, FL2,…).
                Per esempio gli errori di regolarizzazione si ritrovano nei locutori adulti nativi e negli
                apprendenti il francese come lingua straniera, ci dice Bonami (O. Bonami, G.B. Boyé,
                H. Giraudo, M. Voga, op. cit.) per illustrare la produ ività dei verbi regolari. Un simile
                fenomeno di generalizzazione è stato rilevato anche nell’acquisizione di FL1 e FL2 in
                età precoce (cfr. § 3).
                45  O. Bonami, G. Boyé, F. Kerleroux, op. cit., pp. 103-126. Anche se questa proposta teorica


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