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FABIO ECCA, Scandali nella Grande guerra europea: i sovrapprofi i di guerra


                proposito, Amatori ha scri o che «i profi i conseguiti furono da subito
                ingenti, in media il doppio rispe o ai livelli d’anteguerra, quadruplicando
                                                                               6
                addiri ura nel caso di alcuni comparti come quello automobilistico» .
                     Analizziamo però nel de aglio gli Stati presi in esame in questo
                lavoro, sui quali peraltro esistono pochi e perlopiù datati studi compa-
                rativi . In Francia si realizza un’esperienza che presenta alcune impor-
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                tanti analogie con quanto sarebbe accaduto in Italia l’anno successivo :
                il numero di aziende transalpine mobilitate nel 1914 appare infa i so-
                stanzialmente simile a quello registrato all’entrata in guerra del nostro
                Paese. Tu avia, le iniziali sconfi e militari e il conseguente ripiego delle
                truppe francesi fino alla Marna a poche se imane dall’inizio della guer-
                ra avevano portato alla perdita di numerosi e importanti stabilimenti
                produ ivi. Secondo André Franҫois-Poncet, che in seguito diverrà uno
                dei più importanti politici transalpini

                   l’occupazione nemica delle nostre regioni orientali e se entrionali ci priva del
                   64% della produzione di ghisa e del 62% di quella d’acciaio. Su 170 altoforni
                   in funzione al momento della dichiarazione di guerra, 85 sono caduti in mano
                   ai tedeschi; stessa cosa è avvenuta per 48 forni Martin su 164 e per 53 trasfor-
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                   matori su 100 .
                La Francia si era quindi trovata costretta a riorganizzare completa-
                mente la propria produzione bellica: da un lato venivano emanati
                immediatamente i primi provvedimenti di urgenza con i quali si po-
                tenziava l’attività industriale preesistente, soprattutto nelle regioni
                centrali data la loro vicinanza al fronte, e dall’altro veniva introdotta






                6  F. Amatori, Impresa e industria in Italia. Dall’Unità a oggi, Marsilio, Venezia 2014, p. 118.
                7  Non si possono non citare a tal proposito i lavori di P.N. Di Girolamo, L’État, les ou-
                vriers et la régulation des conflits du travail durant la Grande Guerre. L’exemple italien au regard
                de la France e de la Grande Bretagne, in «Histoire & Societés», 10, 2004, pp. 38-47; J. Horne
                (a cura di), State, Society and Mobilization in Europe during the First World War, Cambridge
                University Press, Cambridge 1997; L. Haimson e G. Sapelli, Strikes, Social Conflict and
                the First World War, Fondazione Feltrinelli, Milano 1992; J. Horne, Labour at War: France
                and Britain (1914-1918), Clarendon Press, Oxford 1991.
                8  Si veda a tal proposito la bibliografia riportata alla nota 5.
                9  A. François-Poncet, La vie et l’oeuvre de Robert Pinot, A. Colin, Paris 1927, p. 196.


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