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FABIO ECCA, Scandali nella Grande guerra europea: i sovrapprofi i di guerra


                La Prima guerra mondiale è stata anche un confli o industriale, in cui
                le capacità produ ive dei Paesi coinvolti hanno svolto un ruolo fonda-
                mentale nel perseguire la vi oria finale. Questi sforzi – che generica-
                mente rientrano in quella che è definita “Mobilitazione industriale” –
                hanno rappresentato inoltre un’importante cesura tra due diverse fasi
                storiche, sancite anche da due differenti politiche industriali: quella di
                epoca liberale e quella del dopoguerra, quest’ultima fru o della crescita
                produ iva realizzata durante la Grande guerra. Tra il 1914 e il 1918, in-
                fa i, ogni nazione aveva ridisegnato il rapporto tra il se ore che, in ma-
                niera semplicistica, potremmo definire “pubblico” (lo Stato e le sue varie
                amministrazioni, compreso l’esercito) e quello “privato” (i fornitori di
                materiale bellico di qualsiasi natura, dai grandi produ ori alle piccole
                officine a conduzione famigliare). In alcuni Stati, tu avia, tale riproget-
                tazione non sarebbe stata immune da scandali: in Italia, per esempio,
                fin dai primi mesi di guerra e poi almeno fino al 1921, si sarebbero sus-
                seguite voci e denunce su come diversi produ ori avessero realizzato
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                ingenti sovrapprofi i di guerra . Questo saggio si propone di eviden-
                ziare alcune delle principali cara eristiche delle mobilitazioni industriali
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                di Francia, Inghilterra, Germania e Italia , so olineando in particolare
                come queste avessero deciso di riorganizzare il proprio rapporto tra
                “pubblico” e “privato” durante la Prima guerra mondiale e quali fossero
                state le loro maggiori deficienze nell’organizzazione produ iva.
                     Colte per lo più impreparate anche dal punto di vista industriale ,
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                a eccezione della Germania , le nazioni europee si erano organizzate se-




                1  Cfr. a tal proposito F. Ecca, Sovrapprofitti di guerra. Assenze e presenze nell’immagi-
                nario collettivo, in Rappresentazioni della Grande guerra, atti delle Rencontres de l’Ar-
                chet (Morgex, 15-20 settembre 2014), Fondazione Natalino Sapegno, Morgex 2015;
                Id., Denaro illecito: due casi di sovrapprofitto nella Grande guerra, in «Krypton», 4, 2014;
                Id., Politica, imprenditoria e malaffare nell’Italia della Grande guerra, in «Percorsi Storici»,
                2, 2014.
                2  La scelta di questi Paesi, e l’esclusione di altri come la Russia, gli Stati Uniti d’America,
                l’Impero Austro-Ungarico e quello O omano, è de ata esclusivamente da esigenze di
                spazio e dalle limitazioni poste dalla lingua, oltre che dall’interesse verso lo studio di
                qua ro diversi modelli produ ivi.
                3  È quanto si evince nelle Relazioni della Commissione parlamentare d’inchiesta per le spese
                di guerra, Camera dei Deputati, Roma 1923, vol. 1 (d’ora innanzi RF, II), pp. 8-9.
                4  Sull’organizzazione della Mobilitazione industriale tedesca si vedano, tra gli altri, G.


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