Page 70 - Costellazioni 2
P. 70

MARTINA VOLPE, «Morire secondo i regolamenti». Gli intelle uali della «Diana» al fronte


                un passaggio biografico necessario, un’azione individuale in cui misu-
                rare se stesso. Anche la sua poesia si misura con il destino di morte;
                mentre si continuano a pubblicare le Cadenze, dal fronte Cervi invia
                nuove composizioni in cui lo sguardo del poeta coglie momenti indi-
                menticabili della vita da campo: la presenza ingombrante della solitu-
                dine, la gerarchia dei sentimenti e quella dei gradi militari, la fatica delle
                giornate silenziose. Come in Cartolina, prosa lirica contenuta in una le e-
                ra inviata nel gennaio 1916 e pubblicata due mesi dopo sulla rivista, in
                cui il poeta, rammentando i festeggiamenti napoletani per la no e di
                Sant’Antonio, collega le nostalgie del presente al ricordo festoso degli
                anni giovanili, e stenta a soffocare il dolore per le illusioni tradite.


                   Caserma zi a; camerate quasi in lu o, stasera.
                   Precario smozzichio di frasi stizzose: ogni tanto. E poi un silenzio così capar-
                   bio, che, a volerne ritardare l’ora regolamentare, i gocciolanti rintocchi delle
                   ore ci si sperperano, stasera.
                   Sera di Sant’Antonio.
                   Ieri, ier l’altro a quest’ora, per tu e le camerate, l’anima di Napoli a foga sgolata
                   frugacchiava ogni cantuccio della caserma e vi cacciava, a tampone del silenzio,
                   un batuffolo morbido di canto.
                   Ieri, ier l’altro i finestroni tu i aperti: a boccheggiare di troppa nostalgia so o
                   la museruola delle inferriate, in faccia al lucido scule io delle stelle invernali.
                   Stasera anche il cielo s’è dimenticato di fare alla no e la solita accoglienza sciu-
                   pona di stelle.
                   Prurito di pioggia, ai vetri: ogni tanto.
                   A Napoli invece stasera la festa delle fiamme: il brillo futurismo di tu i i vec-
                   chiumi accumulati di casa in casa con gridosa requisizione e bruciati in falò
                   scrava anti in rosso.
                   Manatelle, giumelle di scintille per ogni via sparpagliante – guizzante sciupìo
                   di vivide stelle filanti – dal barcollo del vento, seminatore ubbriaco: a fecondare
                   di fuoco tu a la ci à so o uno stento spilorcio di stelle.
                   Non cantano, stasera, nelle camerate, i miei compagni napoletani .
                                                                      67




                67  Id., Cartolina, in «La Diana», II, 3, 25 marzo 1916, p. 48. La le era contenente la prosa,
                inviata da Gubbio il 27 gennaio 1916, è conservata presso il Fondo Gherardo Marone –
                La Diana, AdN.


                                                69
   65   66   67   68   69   70   71   72   73   74   75