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MARTINA VOLPE, «Morire secondo i regolamenti». Gli intelle uali della «Diana» al fronte
un passaggio biografico necessario, un’azione individuale in cui misu-
rare se stesso. Anche la sua poesia si misura con il destino di morte;
mentre si continuano a pubblicare le Cadenze, dal fronte Cervi invia
nuove composizioni in cui lo sguardo del poeta coglie momenti indi-
menticabili della vita da campo: la presenza ingombrante della solitu-
dine, la gerarchia dei sentimenti e quella dei gradi militari, la fatica delle
giornate silenziose. Come in Cartolina, prosa lirica contenuta in una le e-
ra inviata nel gennaio 1916 e pubblicata due mesi dopo sulla rivista, in
cui il poeta, rammentando i festeggiamenti napoletani per la no e di
Sant’Antonio, collega le nostalgie del presente al ricordo festoso degli
anni giovanili, e stenta a soffocare il dolore per le illusioni tradite.
Caserma zi a; camerate quasi in lu o, stasera.
Precario smozzichio di frasi stizzose: ogni tanto. E poi un silenzio così capar-
bio, che, a volerne ritardare l’ora regolamentare, i gocciolanti rintocchi delle
ore ci si sperperano, stasera.
Sera di Sant’Antonio.
Ieri, ier l’altro a quest’ora, per tu e le camerate, l’anima di Napoli a foga sgolata
frugacchiava ogni cantuccio della caserma e vi cacciava, a tampone del silenzio,
un batuffolo morbido di canto.
Ieri, ier l’altro i finestroni tu i aperti: a boccheggiare di troppa nostalgia so o
la museruola delle inferriate, in faccia al lucido scule io delle stelle invernali.
Stasera anche il cielo s’è dimenticato di fare alla no e la solita accoglienza sciu-
pona di stelle.
Prurito di pioggia, ai vetri: ogni tanto.
A Napoli invece stasera la festa delle fiamme: il brillo futurismo di tu i i vec-
chiumi accumulati di casa in casa con gridosa requisizione e bruciati in falò
scrava anti in rosso.
Manatelle, giumelle di scintille per ogni via sparpagliante – guizzante sciupìo
di vivide stelle filanti – dal barcollo del vento, seminatore ubbriaco: a fecondare
di fuoco tu a la ci à so o uno stento spilorcio di stelle.
Non cantano, stasera, nelle camerate, i miei compagni napoletani .
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67 Id., Cartolina, in «La Diana», II, 3, 25 marzo 1916, p. 48. La le era contenente la prosa,
inviata da Gubbio il 27 gennaio 1916, è conservata presso il Fondo Gherardo Marone –
La Diana, AdN.
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