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LUCIO VALENT, «La guerra era bella e conforme al mio spirito». Luigi Bartolini scri ore di guerra


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                dei pregiudizi» . Ciò produsse un testo particolare rispe o alla tradi-
                zionale forma della memorialistica di guerra italiana, fondamental-
                mente per due ragioni. In primo luogo, fin dalle prime pagine l’autore
                non lesina riferimenti alla sua vita negli anni dell’adolescenza e ai mesi
                seguenti al congedo, trascorsi nella casa avita di Cupramontana, con
                una scelta in fondo inusuale . In secondo luogo, Bartolini scelse di
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                scrivere un libro nel quale l’alternanza di narrazione tra il recente pas-
                sato di comba ente e il presente di visitatore del Carso gli consentiva
                di esprimere le emozioni e i sentimenti che nascevano dal ritorno in
                un’area dove aveva comba uto e che, ora, a distanza di anni, faticava
                a riconoscere.
                     Non è quindi possibile scindere la testimonianza storica e let-
                teraria di una guerra tragica dal fatto che nelle prime pagine del Ri-
                torno sul Carso e negli ultimi due capitoli Bartolini torni più volte sui
                difficili rapporti con i genitori e i parenti e, in particolare, sullo scon-
                tro continuo con il padre. Bartolini si sofferma con sarcasmo su que-
                sto e sulla sua incapacità di capire le qualità artistiche di un figlio
                ricco di talento, nonché aperto alle nuove forme artistiche del suo
                tempo. Se è vero che lo scontro generazionale è uno degli aspetti tra-
                dizionalmente presenti in molta della memorialistica interventista,
                in Bartolini il tema assume forme differenti, perché egli non fece pro-
                prio alcuno dei temi dell’interventismo, sostenendo su base esclusi-
                vamente personale la polemica con il mondo che lo circondava. L’ar-
                tista marchigiano non nascose che la ragione dei suoi problemi con
                il padre nasceva dalla propria personalità di giovane uomo impa-
                ziente, iracondo e qualche volta aggressivo sia verso le persone, sia
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                verso la società locale . Non a caso, Giuseppe Ravegnani, in una re-
                censione del testo apparsa sulla «Stampa», notava come Bartolini
                mostrasse un «temperamento tuttora un po’ troppo egocentrico, di-






                9  L. Bartolini, Il ritorno sul Carso, Mondadori, Milano 1930, p. 7.
                10  Ivi, pp. 14-15.
                11  Bartolini, in una le era del 30 maggio 1930, rimarcava come fosse necessario per lui
                pubblicare il suo libro per rispondere agli «insulti dei furbi», alle «contumelie dei vol-
                gari» che dicevano «ora gli tappiamo, oltreché la bocca, il c[ulo]». FAAM, ArchAme, se-
                zArM, fasc. Bartolini Luigi, Bartolini a Mondadori, le era s. rif., Osimo 30 maggio 1930.


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