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A Elisa

            È trascorso molto tempo dal giorno in cui ho scoperto che un
            puntino invisibile cresceva dentro di me. È stato il giorno più
            bello della mia vita. Tuo papà aveva già tre figli e avrebbe potuto
            disdegnare il fatto di averne un altro da un’altra donna in età
            abbastanza avanzata, eppure fu felice come un giovane uomo che
            aspettava di diventare papà per la prima volta.
                Prima che tu germogliassi purtroppo c’era stato un evento
            doloroso, non solo per me ma anche per il papà. Ero rimasta
            incinta  quattro  anni prima  di  te, ma dovetti interrompere la
            gravidanza; non era il tempo di dare dispiaceri a nessuno e c’era
            dalla mia parte il fatto che io fossi donna e femminista. Un aborto
            era come un atto di coraggio ma soprattutto di indipendenza:
            l’utero è mio e ci faccio quello che voglio!!
                Questo era lo slogan di quei tempi e cioè degli anni ’80.
                A me piaceva molto l’idea di poter disporre di me, del mio
            fisico e decidere quando e come diventare mamma. Non so dirti
            ma ero quasi orgogliosa di poter arricchire il mio curriculum vitae
            con un evento tanto di moda: l’aborto.
                Il tuo papà non era proprio dell’idea che io abortissi, ma poco
            ci volle per convincerlo. Lui viveva ancora a casa sua e per questo
            riuscii a inculcargli che la decisione presa da me era saggia perché
            non implicava complicazioni né dolori altrui. In verità ero molto
            contenta di sentirmi libera come donna.
                Purtroppo o per fortuna si cresce oltre che di età anche di
            sentimenti, e questo episodio pian piano si è trasformato in una
            ferita sanguinante e in un pentimento assordante.
                Quando sei nata tu, la gioia fu immensa per me, per il tuo
            papà, per i nonni, per lo zio. Eri bella  come il sole  (come
            d’altronde lo sei adesso), pesavi 3,680 kg, eri una palletta bionda.
                La   gioia   di   averti   a   volte   si   trasformava   in   problemi   da
            affrontare: ci chiamava il Tribunale dei Minori per capire che
            intenzione avesse  il tuo papà visto che ti aveva  dato il suo

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