Page 19 - Approdi 103
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A Elisa
È trascorso molto tempo dal giorno in cui ho scoperto che un
puntino invisibile cresceva dentro di me. È stato il giorno più
bello della mia vita. Tuo papà aveva già tre figli e avrebbe potuto
disdegnare il fatto di averne un altro da un’altra donna in età
abbastanza avanzata, eppure fu felice come un giovane uomo che
aspettava di diventare papà per la prima volta.
Prima che tu germogliassi purtroppo c’era stato un evento
doloroso, non solo per me ma anche per il papà. Ero rimasta
incinta quattro anni prima di te, ma dovetti interrompere la
gravidanza; non era il tempo di dare dispiaceri a nessuno e c’era
dalla mia parte il fatto che io fossi donna e femminista. Un aborto
era come un atto di coraggio ma soprattutto di indipendenza:
l’utero è mio e ci faccio quello che voglio!!
Questo era lo slogan di quei tempi e cioè degli anni ’80.
A me piaceva molto l’idea di poter disporre di me, del mio
fisico e decidere quando e come diventare mamma. Non so dirti
ma ero quasi orgogliosa di poter arricchire il mio curriculum vitae
con un evento tanto di moda: l’aborto.
Il tuo papà non era proprio dell’idea che io abortissi, ma poco
ci volle per convincerlo. Lui viveva ancora a casa sua e per questo
riuscii a inculcargli che la decisione presa da me era saggia perché
non implicava complicazioni né dolori altrui. In verità ero molto
contenta di sentirmi libera come donna.
Purtroppo o per fortuna si cresce oltre che di età anche di
sentimenti, e questo episodio pian piano si è trasformato in una
ferita sanguinante e in un pentimento assordante.
Quando sei nata tu, la gioia fu immensa per me, per il tuo
papà, per i nonni, per lo zio. Eri bella come il sole (come
d’altronde lo sei adesso), pesavi 3,680 kg, eri una palletta bionda.
La gioia di averti a volte si trasformava in problemi da
affrontare: ci chiamava il Tribunale dei Minori per capire che
intenzione avesse il tuo papà visto che ti aveva dato il suo
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