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lazzeschi, Gadda, Rebora, Soffici, Govoni, Malaparte, Saba, e Céline e
Barbusse, Freud, Luxemburg e Liebknecht, Jünger, Brecht e Trakl. Cui
vanno aggiunti, documenti altre anto significativi e preziosi, l’inter-
vista a Emilio Lussu raccolta da Giovanni Bosio nel 1969, alcuni estra i
dal Diario di un portantino di Alfred Lemm (pseudonimo di Lehmann)
e di una anonima cronaca di ba aglia, datata Pasqua 1915, tra Mosa e
Mosella, registrata da un comba ente tedesco.
Alla splendida poesia Rivolgersi agli ossari di Andrea Zanzo o è
affidato un ruolo sia conce uale, sia emotivo: il testo precede infa i
alcune fotografie di bambini colti nei giochi della guerra o nelle eser-
citazioni con maschere antigas. Sono bambini di inizio secolo, che gio-
cano a fare assalti con armi spesso di la a, e bambini, anche, di fine
secolo, immortalati nelle strade di Sarajevo mentre imbracciano armi
più spesso autentiche. Che questo capitolo, Bambini ossari, sia un punto
nevralgico del libro, di nuovo per ogge ivi e condivisibili motivi sto-
rico-ideologici, si comprende già dalla sua collocazione: con un raro e
toccante repertorio di ritra i chiude la sezione Finis Europae, ovvero il
territorio sovranazionale ferito e finito, come orribilmente feriti sono
i corpi non riparabili dei mutilati esposti nelle sue pagine interne.
Cecilia Bello Minciacchi
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