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Il ricco apparato di disegni e quadri di Giuseppe Augusto Levis,
                realizzati a partire da tavole e dipinte sul fronte, costituisce un’opera
                «di per sé antifuturista, nonché altre anto estranea ad aneliti celebra-
                tivi» scrive Paolo Nesta (p. 212), che so olinea il «realismo magico» del
                pi ore, la sua capacità di dissolvere, sulle sue tele, i fanti «in fantasmi,
                in una estrema evocazione rituale di corpi senza identità» (ibidem).
                     Anche le opere della Collezione Isolabella scelte da Del Giudice
                rafforzano il messaggio antieroico: un essenziale disegno di Balla, Ci-
                miteri di guerra, matita e biacca su carta, 1918-1919, linee sinuose e re e
                con piccole croci ai vertici, là dove si incontrano; un Depero in bianco
                e nero, Soldato con foglie, china acquarellata su carta del 1916, ne o,
                cupo, aggressivo nelle linee, finanche nella dentatura delle foglie; un
                Film di prigionia – Parole in libertà del futurista Angelo Rognoni, mano-
                scri o inedito realizzato durante la reclusione a Cellelager, nel 1918,
                da un aspirante ufficiale progressivamente disilluso verso la guerra e
                la patria.
                     Poiché nessuna morte della Grande guerra è medicabile, poiché
                non c’è gloria che possa risarcire i caduti di un confli o imperialista e
                in serie – questo è il conce o alla base della ricostruzione proposta – i
                saggi me ono in luce episodi poco indagati o poco comodi. Linda Gor-
                goni Gufoni, nel suo Da Capore o a Cellelager, percorre le pagine di al-
                cuni resoconti editi e inediti di prigionieri di guerra italiani, I vinti di
                Capore o di Sironi, il Film parolibero di Rognoni e il Diario del tenente
                artigliere Carlo Colombo. Solo più recente rispe o all’ampio libro di Del
                Giudice, occorre dirlo, è il documentatissimo volume Voci e silenzi di
                prigionia. Cellelager 1917-1918, apparso per le cure di Rolando Anni e
                Carlo Perucche i nel 2015 (Gangemi, Roma).
                     Andrea Cortellessa, oltre a presentare alcuni testi le erari italia-
                ni compresi nella sezione antologica, propone uno dei contributi scien-
                tificamente più rilevanti, Dovuto a Caravaglios: riscopre e indaga, infa i,
                L’anima religiosa della guerra di Cesare Caravaglios, già autore fascista,
                e per questo colpito da damnatio memoriae, della raccolta I canti delle
                trincee. Contributo al folklore di guerra, 1930.
                     Valentino Semi segue la tragica fuga dell’esercito serbo. Marco
                Rossi rifle e sugli Ammutinati delle trincee, sull’alienazione del «solda-
                to-massa», svilito, oppresso operaio nella guerra «fabbrica di morte»,
                e me e in luce «rapporti di complicità» e la comunicazione clandestina



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