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che faceva circolare anche al fronte «notizie proibite, canti vietati, pro-
positi di rivalsa e scri i non autorizzati» (p. 450). Luca Gorgolini, nel
suo I dannati dell’Asinara, ricostruisce la corresponsabilità dei governi
serbo e italiano – «particolarmente cinico» il ministro Sonnino – nella
morte di qualche migliaio di prigionieri austroungarici trasferiti in una
«terribile odissea» e fa i soggiornare all’Asinara, «isola priva di strut-
ture idonee e su cui scarseggiava acqua potabile» (p. 270).
Ai resoconti di Mario Montagnana, testimone in prima persona,
sono affidati i “fa i di Torino” dell’agosto 1917, quando gli operai smi-
sero di lavorare anche per la forte impressione di alcune conferenze
dei delegati Smirnov e Goldenberg. Il grande sciopero di Torino fu il
più importante movimento di massa avvenuto in Italia durante il con-
fli o, nato non solo dall’urgenza dei bisogni elementari, come assicura
Montagnana: «La mancanza di pane, la ma ina del 21 agosto, non fu,
per gli operai di Torino, che l’occasione, il pretesto, per manifestare il
loro odio alla guerra e per tentar di “fare come in Russia”, cioè per ten-
tar di realizzare un vasto movimento rivoluzionario, con lo scopo di
abba ere il governo» (p. 464). Un’ampia sezione è riservata ai Fermenti
di ribellione, in particolare all’insurrezione spartachista: pagine dei diari
di Erich Mühsam, un volantino illegale e l’appello della conferenza
spartachista del 1° o obre 1918, fino all’assassinio di Rosa Luxemburg
e di Karl Liebknecht, ricco di un interessante apparato iconografico.
I documenti che mostrano insita, quasi inscri a nella loro natura,
una prospe iva dal basso, una tenace adesione al reale e alla vitalità,
sono alcune le ere dal fronte censurate, interamente so ra e ai fami-
liari cui erano destinate a causa delle loro scomode rivelazioni e rima-
ste per decenni secretate negli Archivi del Tribunale Militare. Il volu-
me presenta trascrizioni e riproduzioni diplomatiche a colori, con i
rabbiosi segni rossi e blu delle revisioni censorie, di queste missive
commoventi che schiudono, spesso con grammatica e ortografia ap-
prossimative, labilissime, a scrizione unita, le loro capitali e rischiose
testimonianze: «Le le ere censurate sono la rappresentazione senza
orpelli, le finestre di verità – scrive Alessandro Magnifici – della Gran-
de guerra. Monito e insegnamento ai posteri, sono insieme veri e pro-
pri a i di coraggio» (p. 283).
Il volume, inoltre, fa emergere i contrasti e le dinamiche che per-
correvano l’Europa anche a raverso un ampio corredo antologico: Pa-
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