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FABIO ECCA, Scandali nella Grande guerra europea: i sovrapprofi i di guerra


                giori produ rici, ne vende ero all’Esercito Italiano oltre 47.000 pezzi
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                tra il 1915 e il 1918 , senza considerare che questa stessa arma sarebbe
                stata impiegata, grazie ad alcune sue versioni modificate, anche su
                molti aeroplani fabbricati dalla società torinese, sulle autoblindo Lan-
                cia 1Z e nei carri pesanti Fiat 2000.
                     Più in generale, e tornando al contesto europeo, appare dunque
                evidente come le Armi e Munizioni dei vari Paesi europei presentino
                alcune peculiarità comuni, prima fra tu e il protagonismo dei grandi
                gruppi imprenditoriali nazionali e la presenza di veri e propri trust
                particolarmente a ivi nella produzione bellica. Allo stesso modo, i
                qua ro diversi modelli esaminati presentano anche numerose diffe-
                renze, sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista ge-
                stionale. Per esempio, se in Francia, Inghilterra e Germania la gestione
                delle Armi e Munizioni era affidata dallo Stato a personale civile, per
                lo più di provenienza politica o imprenditoriale, in Italia l’intera Am-
                ministrazione delle Armi e Munizioni era governata dai militari, in
                primis dallo stesso Alfredo Dallolio, un generale di corpo d’armata
                chiamato a guidare un ministero che aveva allo stesso tempo funzioni
                politiche, economiche e gestionali. Tra l’altro, è bene so olineare come
                tale constatazione ponga in discussione la lunga tradizione pubblici-
                stica e memorialistica che individuava nella ne a separazione tra forze
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                armate e politica uno dei tra i cara eristici dell’Italia liberale .
                     Vi è inoltre da so olineare un altro importante aspe o: anche se
                possiamo sostenere che il trasferimento di poteri dai governi civili alle
                autorità militari sia stata una cara eristica comune a tu i i Paesi coin-
                volti nel confli o, la profondità e la configurazione con cui era stata
                effe uata questa consegna variavano a seconda della solidità e della
                forza delle democrazie parlamentari coinvolte nell’evento bellico e





                32  Su questo particolare modello di mitragliatrice e sulla sua storia cfr. N. Mantoan, Armi
                ed equipaggiamenti dell’Esercito Italiano nella Grande guerra (1915-1918), Gino Rossato, Val-
                dagno 1996.
                33  N. Labanca, Militari deputati e deputati militari (1848-1914), in P. Del Negro, G. Caforio,
                Ufficiali e società. Interpretazioni e modelli, FrancoAngeli, Milano 1988, pp. 437-464; F. Min-
                niti, Il ruolo dei militari nella politica nazionale, in Id., Militari e politica da Porta Pia alla Tri-
                plice Alleanza, Bonacci, Roma 1984, pp. 181-196; F. Venturini, Militari e politici nell’Italia
                umbertina, in «Storia contemporanea», 13, 1982, pp. 230-232.


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