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La Grande guerra nell’immaginario

                               e nella coscienza europea



                              FRANCESCA BERNARDINI NAPOLETANO


                                   Sapienza Università di Roma








                Il 24 maggio 1915 il re Vi orio Emanuele III indirizzava all’esercito ita-
                liano il seguente proclama:

                   Soldati di terra e di mare! L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è sonata!
                   Seguendo l’esempio del mio Grande Avo, assumo oggi il comando supremo
                   delle forze di terra e di mare con sicura fede nella vi oria, che il vostro valore,
                   la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire. Il nemico che
                   vi accingete a comba ere è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e
                   dai sapienti apprestamenti dell’arte, egli vi opporrà tenace resistenza, ma il
                   vostro indomabile slancio saprà di certo superarla. Soldati! A voi la gloria di
                   piantare il tricolore d’Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della
                   Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l’opera con tanto eroismo
                   iniziata dai nostri padri.

                A seguito della dichiarazione di guerra all’Austria, presentata a Vien-
                na il 23 maggio dall’ambasciatore italiano Giuseppe Avarna duca di
                Gualtieri, il sovrano chiamava a raccolta i militari già in servizio, ma
                implicitamente tu i gli abili alla leva che di lì a poco, come volontari
                o come richiamati, avrebbero indossato la divisa grigioverde. Colpisce
                il fa o che il proclama non si rivolga a tu o il popolo italiano, che per
                intero avrebbe dovuto sopportare il peso della guerra, e sopra u o
                che evidenzi alcuni aspe i della decisione assunta e della conduzione
                della guerra.
                     L’accento viene posto subito sulle «rivendicazioni nazionali» dei
                «confini della Patria», stabiliti non dall’uomo, ma dalla natura stessa,
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