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tera opera: non solo del periodo dadaista, momento in cui Ball stesso
                si trasforma in icona – sacra e profana al contempo – dell’età e dell’arte
                moderne, ma anche della conce ualizzazione della teologia bizantina
                e della psicoanalisi della religione. E proprio la teorizzazione e la pos-
                sibile stru urazione di una psicoanalisi religiosa – costru o di per sé
                contrastivo – si pone come chiave di apertura nello svelamento del-
                l’irrazionale a raverso il razionale, come ponte tra verità visibile e in-
                visibile portando l’autore verso un confronto più approfondito con la
                psicoanalisi moderna.
                     Spiritualità e psicoanalisi sono, quindi, le coordinate che orien-
                tano l’arte di Ball già dall’esperienza avanguardistica come prerequisiti
                di rimando arcaico a culture e religioni. Nei lavori successivi, infa i,
                la simbologia mistica persiste anche se si carica di nuovi significati,
                ora concepiti sulla spinta della conversione religiosa e verso un’ulte-
                riore comprensione della funzione dell’arte: se le icone e le immagini
                sacre sono cadute e hanno perso l’aureola, la figura di Cristo diviene
                punto d’incontro tra morale ed estetica e la riproduzione artistica del-
                l’icona concepita non più come imitazione, ma come materializzazione
                dell’archetipo (un esempio al riguardo è la rappresentazione della
                scala di Giacobbe in Cristianesimo bizantino). E se l’archetipo divino e
                invisibile può rendersi visibile solo a raverso la materialità e la cor-
                poralità della riproduzione di se stesso, l’arte fungerà da ponte tra
                l’istanza spirituale e quella fisica, perché forza liberatrice e catartica:
                «Das Bild der Bilder, das Urbild, das der Dadaist in seinen Versen
                ohne Worte gesucht hat, verwandelt sich nun in ein heiliges Bild, in
                eine Ikone Christi, die eine geistige Norm, bzw. Ein unveränderliches
                Schönheits-Modell, einen starren und universellen Prototyp verkör-
                pert» (p. 322).
                     In conclusione, se si è precedentemente parlato di tentativo co-
                raggioso, si deve so olineare quanto sia effe ivamente riuscito nel-
                l’offrire un’interpretazione metadisciplinare dell’opera di Hugo Ball
                qui le a trasversalmente a raverso la figura di Cristo e l’iconografia
                mistica nel senso sopra enunciato.



                                                                     Giulia Iannucci





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