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FEDERICA CHINDAMO
«Sin da piccola rifiutavo qualsiasi tipo di lettura, ma la poesia no, mi trasmetteva
altro, qualcosa d’indescrivibile. Scrivo da quando avevo dieci anni, ormai per me è
diventato l’unico modo per esternare un pensiero, un sentimento, un’emozione. Ho
dedicato gran parte del mio inchiostro alla Calabria e al mio Giffone. La vita è
poesia e bisogna scriverla, in ognuno di noi c’è “nu cori chi parla”!».
Alla stella più bella che c’è: a te zio!
Mio caro figlio,
ti volevo abbracciare,
ma la fame ti ha portato lontano.
Mio caro figlio,
non sono stata con te,
colpa di una distanza assassina.
Mio caro figlio,
non ho potuto parlarti,
colpa di una distanza assassina.
La fame ti ha portato via dalla Calabria,
l’infarto ti ha portato via dalla vita,
niente e nessuno dal cuore di tua mamma.
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