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TARCISIO GIOVANARDI
«Col sole basso all’orizzonte scrivo per mettere i miei sogni, le mie emozioni,
quello che vorrei si sapesse di me, su barchette di carta, calarle nel gran mare
della vita senza sapere a quali porti approderanno, prima che la madre di tutte
le tempeste me lo precluda!».
La felicità
Dal cheto scivolar sull’onda
che la prua divarca e spuma al ninnar beato
nella refrigerante brezza
le dolenti pene ove il mare muove e infrange
a volte lieve, in altre furia
che devasta, rotola tracce corrose, silenti
assenze nel fragore dei marosi.
Fuggire è l’ordine al nostromo, tieni la rotta
in dove acqua e ciel s’amplessa
andrai sorpreso oltre confine, se forza avrai
veleggiando certo senza scogli
salutando lieto fin dove l’occhio abbraccia.
All’oblio l’oscuro male
che tormenta e abbatte nella notte i sogni
dall’alto il mondo sfuma,
attenua gli orrori, chiaro l’orizzonte appare.
Ho già il sale sulle labbra,
impertinenti schizzi mettono brividi alla pelle
senza tema incontro al sole,
i gabbiani in frotte salutano la vela, la terra
ormai vicina, è questo il mondo
beato, senza pene, un saluto posto nella mano
e un messaggio in un sorriso.
L’ho sempre cercato, era oltre la ragione,
nelle fiabe di un bambino,
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